Mercatino di Via Spallanzani - Milano

Via L. Spallanzani - Porta Venezia

info 346 6409936


MERCATINO DI VIA SPALLANZANI

MILANO- Porta Venezia - Via Spallanzani

L'associazione Mercatini&Curiosità in collaborazione con l'associazione Asso Promo Arte e il Comune di Milano Municipio 3, organizzano il tradizionale mercatino di Via Spallanzani con bancarelle di modernariato collezionismo, ingegno creativo e vintage presso l'isola pedonale di Via Lazzaro Spallanzani, centro storico di Milano, a due passi da Corso Buenos Aires partendo da Porta Venezia (Piazza Oberdan).

CALENDARIO DATE 2020:
  • VENERDI’ 23 OTTOBRE
  • SABATO 28 NOVEMBRE

per maggiori informazioni 346 6409936


INFORMAZIONI PER LA PARTECIPAZIONE:

LA MANIFESTAZIONI SI SVOLGERANNO CON QUALSIASI CONDIZIONE METEOROLOGICA. LA QUOTA VERSATA E’ RIFERITA ALLE MANIFESTAZIONI PRENOTATE, LA MANCATA PARTECIPAZIONE NON DA DIRITTO A RIMBORSO, IN QUANTO VERRA’ ISTRUITA UNA PRATICA AMMINISTRATIVA NOMINATIVA E SPECIFICA PER L’EDIZIONE PRENOTATA.

Per partecipare al Mercatino di via L. Spallanzani occorre debitamente compilare e firmare il modulo in PDF scaricabile in alto a fianco della locandina, restituirlo per posta elettronica a edoardo@mercatiniecuriosita.com oppure tramite WhatsApp al numero 3466409936 allegando copia di carta di identità in corso di validità. ( per cittadini stranieri anche copia di permesso di soggiorno )

FORNIRE UNA DESCRIZIONE DELLE MERCI TRATTATE.

Il contributo di partecipazione per uno spazio di metri 3x3 è variabile dai €90,00 ai €110,00, contributo riferito alla singola data (CON GAZEBO DI COLORE CHIARO DI VS. PROPRIETÀ).

Per spazi più grandi il prezzo sarà proporzionale. 

NON E’ FORNITA ENERGIA ELETTRICA.


inserire dati per il bonifico del pagamento

 

La ricevuta dell’avvenuto pagamento dovrà pervenire alla scrivente per posta elettronica a edoardo@mercatiniecuriosita.com oppure tramite WhatsApp al numero 3466409936 con il nominativo del partecipante al fine di identificarne il mittente.

Quanto richiesto (documenti e pagamento) dovrà pervenire il prima possibile,  comunque sempre almeno 10 giorni prima della data a cui si intende partecipare.


Prima di procedere alle modalità di partecipazione relative al mercatino, telefonare a Edoardo al 346 6409936 per verificare disponibilità di spazi.


COME ARRIVARCI:

Per i visitatori si sconsiglia l'uso del mezzo privato a motore 

ATM | LeNORD | TRENITALIA


Metropolitana

linea 1 - fermata PORTA VENEZIA


Passante ferroviario

fermata PORTA VENEZIA


Stazione Milano Centrale


Tram

linea 5 e 33, fermata P.TA VENEZIA/V.LE TUNISIA

linea 9, fermata P.TA VENEZIA M1

BikeMi

27 Porta Venezia

124 Porta Venezia 2

110 Santa Francesca Romana


Posteggi Taxi

C.so Buenos Aires 1 Ang. P.za Oberdan, tel. 02 29 51 65 33

Via S. Gregorio 35, tel. 02 66 98 31 50


Parcheggio

Garage Tadino 49

Via Tadino 49

tel. 02 83 42 41 85



CORSO BUENOS AIRES

Corso Buenos Aires è un'importante strada commerciale di Milano, con oltre 350 punti vendita di vari tipi di merce, un fatturato quotidiano complessivo tra i più alti al mondo e una media di centomila persone ogni giorno. Sviluppandosi in oltre 1600 metri, con orientamento nord-sud, si attesta come una delle passeggiate commerciali più lunghe d'Europa. La sua conformazione ricorda la tipologia americana, soprattutto la Fifth Avenue di New York. La strada si estende da porta Venezia in piazza Oberdan, proseguimento rettilineo di Corso Venezia, fino a piazzale Loreto. L'intero corso Buenos Aires fa parte del Municipio 3. Vi si colloca il teatro Puccini, attuale sede della compagnia teatrale del Teatro dell'Elfo.


PORTA VENEZIA

Porta Venezia (già Porta Orientale fino al 1860, Porta Riconoscenza in epoca napoleonica) è una delle sei porte principali di Milano, ricavata all'interno dei Bastioni. Posta a nord-est della città, si apriva lungo la strada per Gorgonzola. Caratterizzata oggi dalla presenza dei caselli neoclassici dell'architetto Rodolfo Vantini (1827-1828), sorge al centro di piazza Oberdan, allo sbocco di corso Venezia. In passato Porta Orientale identificava inoltre uno dei sei sestieri storici in cui era divisa la città, il Sestiere di Porta Orientale. Dal 1842 fino 1908 sorgevano fuori da Porta Venezia (al posto dell'attuale Hotel Diana) i Bagni di Diana, prima piscina pubblica della città e d'Italia. Tra il 1923 ed il 1926 fu costruito sotto la piazza verso via Tadino l'Albergo diurno Venezia, aperto parzialmente fino al 2006.


EX ALBERGO DIURNO METROPOLITANO

Siamo sotto piazza Oberdan, a Milano, in porta Venezia. Qui, su una superficie di 1.200 metri quadrati, e per un’altezza di circa 3 metri e 30, si trovava l’ex Albergo Diurno Metropolitano. Era diviso in due parti, le terme e il salone degli artigiani verso Corso Buenos Aires. Le terme, con accesso dal lato di via Tadino, occupano due terzi della lunghezza: 6 bagni di lusso e 30 promiscui con vasche da bagno e docce. Nel salone, in una parte separata, sono presenti gli spazi in cui venivano offerti il servizio di manicure, pedicure e parrucchiere. Ci sono, inoltre, gli ambienti in cui si trovavano le stirerie e il servizio di pulitura della biancheria. Venne progettato e realizzato tra il 1923 ed il 1925 e inaugurato il 18 gennaio 1926.

Aperto tutti i giorni dalle 7 alle 23, l’Albergo Diurno ha rappresentato per decenni un passaggio obbligato per chi arrivava a Milano e aveva bisogno di un momento di relax. Non solo: anche molti milanesi, che non avevano i bagni nella propria abitazione, frequentavano i locali. Nel dopoguerra il servizio dei bagni ha iniziato a perdere attrattiva sino a chiudere nel 1985.

Nel 1990 la struttura fu data in concessione al Consorzio Oberdan Servizi, costituito dagli artigiani che vi lavoravano. Gran parte degli artigiani lasciarono il Diurno alla metà degli anni novanta, vendendo una parte degli arredi che consideravano di loro proprietà. Solo il parrucchiere resistette sino al 2006.

Gli ex bagni, di proprietà del Comune di Milano fin dalla nascita, sono stati sempre affidati in concessione a consorzi privati fino alla loro chiusura definitiva.

Grazie ad una convenzione tra Comune e Fondo Ambiente Italiano, dal marzo 2014 questo gioiello nascosto dell’Art Déco è tornato a splendere: i suoi spazi sono attualmente visitabili in occasione delle visite organizzate dal FAI.


IL LAZZARETTO

Sull'origine del nome lazzaretto ci sono due ipotesi: la prima si rifà al lebbroso Lazzaro, protagonista della parabola evangelica, patrono degli appestati, la seconda all’isola della laguna di Venezia, conosciuta come il Lazzaretto vecchio, dove sorgeva la chiesa di Santa Maria di Nazareth, adibita nei primi del 1400 a ricovero di persone e merci provenienti da paesi infetti. Possibile che successivi lapsus fonetici abbiano fatto sì che Nazareth diventasse nazaretto e infine lazzaretto. Nome che, da qual momento, venne dato alle strutture destinate a evitare la diffusione delle epidemie. Ma fatalità o buffa coincidenza, i due uomini che più contribuirono alla realizzazione del lazzaretto milanese (1459/1509): il filantropo e notaio milanese Cairati, il finanziatore, e l’architetto Palazzi, il costruttore, si chiamavano tutti e due Lazzaro.

Il luogo scelto fu un'area subito fuori da Porta Orientale, oggi Porta Venezia, in loco Sancti Gregori al di la del Redefoss. La complessità della raffinata struttura architettonica, ispirata pare al progetto e ai disegni del Filarete, divenne presto il modello da copiare per altre città.

Il Lazzaretto milanese era un immenso quadrato con al centro una cappella e lungo i lati 288 camere di 8 braccia per 8 braccia ciascuna (4,75 m); 280 di queste venivano usate per gli infermi, mentre le altre 8 (4 agli angoli e 4 ai due ingressi) erano riservate ai servizi. La cappella fu sostituita nel 1585 dalla Chiesa di San Carlo.

Demolito e disperso in vari rivoli tra il 1882, il 1890, oggi dell’immenso edificio del passato che corrispondeva all’odierno perimetro sito tra via Lazzaretto, via San Gregorio, corso Buenos Aires e via Vittorio Veneto, resta solo il breve tratto in via S. Gregorio che ospita la Chiesa Russa Ortodossa, quasi all’angolo con Corso Buenos Aires, e la chiesa di San Carlo restaurata e riaperta dal parroco di S. Francesca Romana, dopo una pubblica sottoscrizione.